Esercizio di Forma
RESIDENZA PRIVATA | PONZANO VENETO, ITALIA
Il tema della “villa” contemporanea italiana è un territorio immenso, dove spesso ci si può perdere. Il filo storico che ha portato dalla villa “rustica” romana alla villa per villeggiatura (di per sé una bellissima tautologia), e poi alla villa dei nostri giorni da tempo si è interrotto. Se i Romani usavano questa tipologia edilizia per colonizzare il vuoto e fare diventare l’incolto un luogo di produzione agricola capace di sostenere le città (alle volte delle vere e proprie metropoli) e successivamente la borghesia europea (abbiamo saltato un millennio e più) l’ha trasformata sempre più in un’abitazione dedicata allo svago, alla villeggiatura, circondata da una campagna non più ostile, ma ordinata e domata, che ne diventa assoluta cornice di pregio, oggi la “villa” è diventata l’abitazione isolata, cui spesso diamo valenze sociali rilevanti, che deve trovare il suo spazio all’interno di un territorio sempre più compromesso da crescite incontrollate. Almeno, questo è quello che avviene in Italia ma, più o meno, il discorso è analogo per tutto il mondo cosiddetto occidentale. Immagine pubblica da una parte (chi abita una “villa” vuole fare sapere a tutti della propria posizione sociale raggiunta) che si mescola a necessità di privatezza (chi abita una “villa” vuole al tempo stesso essere “al sicuro” da sguardi indiscreti). Un dilemma cominciato quando la villa è diventata luogo di rappresentanza, caratteristica che, con il tempo, è divenuta la parte preponderante dell’intero sistema abitativo.
3ndyStudio porta avanti lo sviluppo di questo tema, realizzando nella pianura veneta una villa che traduce in linguaggio moderno tutto quanto appuntato qui sopra.
La villa è un sistema chiuso e molto autoreferenziale che, al tempo stesso, manda un messaggio preciso all’intorno: qui c’è qualcosa di speciale.
E la scelta dei materiali che compongono le finiture dell’architettura sono parte integrante del vocabolario usato per mandare questo messaggio, la cui grammatica è definita attraverso lemmi innovativi e una sintassi molto elaborata.
La villa nasce dalla scomposizione di una forma semplice, primaria, sulla quale sono state eseguite, una di seguito all’altra, delle sottrazioni, delle addizioni e delle rotazioni con l’obiettivo finale di generare continue variazioni nella percezione dello spazio sia esterno sia interno. Dove, fin da subito, si è deciso di eliminare “a priori” il sistema connettivo, creando uno spazio continuo passante. Quello che rimane della lezione razionalista è l’apparente suddivisione zonale degli spazi interni, da una parte la zona notte, dall’altra la zona giorno collegate tramite uno spazio cerniera che crea un’area ibrida la cui specificità è sottolineata dalla luce naturale, proveniente da un grande lucernario zenitale, che da qui si diffonde. Rotazioni, scarti e tagli. Sono questi gli elementi che disegnano tutte le superfici della villa, che siano orizzontali o verticali. La zona living è l’unica che si apre ampiamente verso l’esterno, grazie a una parete vetrata a tutt’altezza che la collega al giardino esterno. Parte della luce in arrivo da questo grande occhio aperto è riflessa dallo specchio d’acqua creato dalla piscina interna, che convive a poca distanza dalle sedute del salotto dalle quali si può scorgere anche il patio interno, anch’esso chiuso da una parete vetrata, dove cresce un albero, simbolo evidente di una natura asservita e, al tempo stesso, idealizzata.
La maggiore particolarità dell’impianto progettato dallo studio padovano è l’uso di materiali innovativi per la finitura totale dell’edificio. La struttura in calcestruzzo armato è stata completamente rivestita in pietra sinterizzata di cui sono state sfruttate a pieno tutte le particolarità e le performance tecniche.
Attraverso un sistema di supporto integrato alla struttura portante, che permette anche la ventilazione delle facciate, i componenti su misura realizzati in Solid Surface e Lapitec costituiscono un’apparente estensione senza soluzioni di continuità che avvolge completamente l’edificio. Unica eccezione i tagli che i progettisti hanno disposto lungo le pareti esterne della villa. Fenditure tridimensionali, ciascuna diversa dall’altra, che entrano nella superficie piana come tronchi di piramide e che, apparentemente, sembrano non seguire alcuna logica compositiva. La loro ragione, invece, trova un senso muovendosi all’interno dello spazio liquido dell’abitazione. Dai tagli non solo proviene la luce, ma è possibile godere di spicchi di cielo o abbracciare elementi particolari del paesaggio che circonda la villa. Un accorgimento sofisticato che apre il sistema interno, lasciandolo perfettamente impermeabile agli sguardi esterni.
Contrapponendosi a una tavolozza di colori propri dei materiali naturali scelti per alcune superfici (quali il noce canaletto e il granito nero assoluto), il resto della composizione verte intorno al bianco assoluto della pietra sinterizzata, che varia la propria tonalità solo in virtù del colore della luce solare, riflettendola come farebbe un diamante sfaccettato. Di notte però la luce artificiale ridisegna tutta la superficie, grazie alla possibilità offerta dalla differenziazione degli spessori delle piastre in massa solida e all’opportunità, che i progettisti hanno usato molto bene, di poter anche retroilluminare i rivestimenti. L’unico altro colore che si aggiunge alla tavolozza è il nero usato per la grande parete che, come fosse un monolito, sorge dall’acqua della piscina per raccontare, attraverso tracce e simboli appositamente ideati da un’artista, la storia della famiglia che vive questi ambienti.
3ndyStudio gioca con le forme, piegandole a un racconto fatto di materiali che sono antichi e nuovi allo stesso tempo, e disegna uno spazio in cui si perdono le gerarchie caratteristiche degli ambienti abitativi, creando un unico grande spazio vissuto che può essere interpretato liberamente.